Il cambiamento climatico anche attraverso il legno

Attraverso gli scritti di Leonardo Da Vinci (1452-1519), nel “Trattato della Pittura”: “…li circuli dei rami degli alberi segati mostrano il numero delli anni suoi e quali furono più umidi e più secchi secondo la maggiore o minore loro grossezza. E così mostrano gli aspetti del mondo dove essi erano volti…”. Passarono altri quattro secoli affinché gli anelli annuali di accrescimento degli alberi fossero riconosciuti come un preciso strumento di datazione al servizio di molteplici campi di studio. Infatti fu l’astronomo Andrew Ellicott Douglass (1867-1962) a scoprire, attraverso la registrazione delle fluttuazioni periodiche delle macchie solari, le quali influenzarono la radiazione e di conseguenza la vegetazione. Fu proprio sezionando un gigantesco tronco di sequoia che permise di tracciare un quadro dell’attività solare e dell’andamento climatico su un arco temporale di duemila anni: la prima serie dendrocronologia della storia. A tale proposito: nel giardino dell’ex nosocomio di Collemaggio vi sono tre bellissimi esemplari di sequoia, per chi volesse andarle a vedere, su una di esse vi appiccarono anche fuoco, ma per fortuna ha resistito. ( Vennero individuati anche i presunti autori di questo atto meschino e vandalico…). Per esempio, nelle regioni prevalentemente montuose, dove c’è una netta alternanza stagionale, la crescita delle piante è più rapida in primavera e cessa durante l’inverno. Tuttavia l’accrescimento non è poi così lineare, perché l’ampiezza e la densità degli anelli varia con l’esposizione, la quota, il chimismo e la struttura del suolo, la piovosità, la radiazione solare, la composizione dell’atmosfera e molti altri elementi. Da non dimenticare le aree geografiche dove ogni specie arborea ha una sua sequenza di riferimento. Si è constatato che nelle montagne Californiane è stato studiato un vetusto pinus longaeva, denominato matusalemme, ha oltre 4800 anni, cioè è nato durante il regno Egiziano, mentre nell’arco alpino Italiano si conosce la storia del larice a partire dal 756 d.C., e in Germania, la stessa specie arborea sembra risalente a diecimila anni fa, cosa diversa per le querce con una anzianità ancora più antica. Da allora le tecniche sono cambiate e affinate con la presenza del carbonio-14 nell’atmosfera che consente di analizzare meglio le variazioni rilevabili nel legno sia del passato che del presente. D’altra parte questo isotopo è anche un prezioso strumento di analisi del clima generale.
Thomas di Fiore. “Tra l altro l albero più antico d Abruzzo, sembra si trova in provincia di Chieti…quasi 1000 anni mi sembra…debbo ritrovare il volume ove c’è scritto (autore Artese)”.

Tronchi sezionati “i circuli”
Un faggio “patriarca”

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