I bivacchi sono rifugi non custoditi, ma strutture di emergenza o di appoggio temporaneo per alpinisti ed escursionisti. L’uso prolungato o improprio è da evitare.
I bivacchi sono a libero accesso e non prenotabili. Vige la regola del “chi arriva prima trova posto”, ma anche della condivisione e della solidarietà.
Tuttavia, non tutti i bivacchi sono uguali, e le modalità di utilizzo variano molto a seconda della loro ubicazione, del numero dei posti, della funzione e del gestore (Club Alpino, enti pubblici, fondazioni private).
Per sapere in anticipo chi può usarli, quando e in che modo, ci si può rivolgere, ad esempio, al Club Alpino Italiano, se lo hanno in gestione, o alle guide alpine. Se il bivacco è in un parco nazionale o naturale, il sito ufficiale indica eventuali limitazioni d’uso.
Alcuni bivacchi sono “strategici” e in luoghi accessibili solo alpinisticamente.
Per esempio il Bivacco Solvay (4003 m, Cervino via Hörnli) si può utilizzare solo in caso di emergenza, come chiaramente indicato sia sul sito CAS che nelle guide. Non può essere usato come punto d’appoggio per salire il Cervino.
Per molti altri bivacchi andrebbe data la precedenza alle cordate che si fermano per la notte, prima di compiere una ascensione impegnativa.
Sul sito www.lovevda.it è riportato che i bivacchi sono “Ripari senza custode dove pernottare durante i trekking in montagna. A differenza dei rifugi, si tratta di ripari non custoditi. Occorre quindi portarsi cibo e dotazioni minime, lasciare in ordine gli spazi utilizzati e rispettare le indicazioni presenti nel bivacco. Solitamente aperti, in alcuni casi può essere necessario reperire le chiavi in anticipo. N.B. Alcuni bivacchi si raggiungono con escursioni di varia difficoltà mentre ad altri si arriva seguendo veri e propri percorsi alpinistici. Tutti i percorsi escursionistici indicati sono da percorrere durante la bella stagione e solo in assenza di neve”.
Inoltre, la maggior parte dei rifugi custoditi d’estate, dispongono di un locale invernale sempre aperto.









Nell’estate 2024 la Sezione dell’Aquila del Club Alpino Italiano lo ha rimosso senza che ce fosse la necessità. Il manufatto aveva bisogno di una mautenzione ordinaria, come accadde nel 2013, quando alcuni volontari, in collaborazione dell’allora Corpo Forestale dello Stato, fecero in modo che lo storico Bivacco tornasse a nuova vita.
https://www.icorridoridelcielo.it/il-bivacco-bafile-completato/


Il percorso per raggiungere la capanna parte da Alagna Valsesia e richiede circa sei ore di cammino, passando per il Rifugio Barba Ferrero e il ghiacciaio delle Locce. La salita è impegnativa e richiede l’uso di ramponi e picozza per superare il ghiacciaio e le rocce finali . La capanna è un punto di riferimento strategico per escursioni verso la Punta Gnifetti e la Punta Parrot, offrendo un panorama mozzafiato sulla valle sottostante.

https://www.icorridoridelcielo.it/il-tricolore-e-tornato-a-sventolare-sul-bivacco-giorgio-lubrano-oggi-intitolato-alla-memoria-di-piergiorgio-desiati-tecnico-del-soccorso-alpino-e-speleologico-della-stazione-dellaquila/


E’ il percorso dei primi scalatori Edward Whymper, Rev. Charles Hudson, Lord Francis Douglas, Robert Hadow con le Guide Alpine Peter Taugwalder (padre e figlio) e Michel-Auguste Croz il 14 Luglio 1865.
La via segue integralmente la cresta attrezzata con numerose corde fisse che aiutano a superare i passaggi più impegnativi.
Tuttavia la quota e il grande impegno fisico richiesto per l’ascesa fanno di questa salita un’autentica IMPRESA.
A quota 4003m. nel 1868, venne costruito un primo ricovero su un gradino roccioso. Ma si distrusse a causa delle estreme condizioni della montagna una decina di anni dopo.
L’imprenditore belga Ernest Solvay finanziò il nuovo bivacco, inaugurato nel 1915 e costruito per mezzo di un’eroica e improvvisata teleferica di collegamento tra il rifugio Hornlihutte e il cantiere “sospeso” permettendo così di completare la nuova struttura che prese per sempre il suo nome!
QUESTO BIVACCO PUO’ ESSERE UTILIZZATO SOLO IN CASO DI EMERGENZA!
Sogno di molti alpinisti il Cervino, o “la Gran Becca” è sicuramente una montagna celebre anche tra i non appassionati di montagna tanto da diventare un simbolo iconico del mondo alpino!

