4 novembre 1994 (Boll CAI AQ) Andrea Laganà e Alessandro De Angelis (entrambi soci del CAI sez. L’Aquila) hanno aperto una nuova via di roccia nel Gruppo del Monte Prena (2561m slm). Hanno salito il Torrione Urri (2210m slm) per la fessura centrale dando alla via il nome del Capitano “Valerio Giannoni M.d.B.V.M.”. La via situata sul versante Sud-Est del Monte Prena ha uno sviluppo totale di 110 m cin difficoltà che partono dal III fino ad arrivare in alcuni tratti al IV/Ao (roccia in alcuni punti non ottima.
Dal Bivacco “Giorgio Lubrano” (1806 mt), oggi ricostruito (https://www.icorridoridelcielo.it/il-tricolore-e-tornato-a-sventolare-sul-bivacco-giorgio-lubrano-oggi-intitolato-alla-memoria-di-piergiorgio-desiati-tecnico-del-soccorso-alpino-e-speleologico-della-stazione-dellaquila/), seguire il sentiero che sale al basamento del porta asta della Bandiera, poi scendere brevemente e da lì salire in verticale seguendo ancora le tracce di sentiero che rapidamente si spostano a destra, fino in cima ad un colle; da lì scendere ancora per sentiero ed una volta giunti in piano, svalicare a sinistra lasciandosi a destra il letto del fiume. Appena svalicato scendere e puntare ad un pinnacolo posto su di una cresta al disopra di un altro letto di fiume e da lì seguire tutta la cresta fino a sotto la via vera e propria, riconoscibile perché formata da una fessura verticale interrotta da alcuni terrazzini (1h 15’). L’attacco inizia in un diedro lungo ed evidente (III, 10 m ch), poco dopo si giunge ad un terrazzino (ch) e da lì si supera a destra su una pancetta e poi per diedro (clessidra non ottima) si arriva a superare una placchetta poco a destra (IV+) fino a un terrazzino (ch), poi si esce su una larga cengia erbosa e a sinistra si sale poi camminando fino ad attaccare di nuovo la via per una lunga e ripida fessura (45 m dall’attacco iniziale (ch), S1 (sosta 1). Si sale per questa ripida fessura (10 m, VI/Ao), proseguendo poi per uno stretto camino per altri 15 m fino ad un terrazzino (IV A) (in questi 25 m ci sono 4 chiodi ma si consiglia di utilizzare dadi e friend). Superato il terrazzino, attraverso uno stretto camino breve (5 m. IV+), si sale in fessura fino ad una liscia placca di 5 m (2 ch) situata un po’ a destra della fessura (IV/Ao), superata la placca dopo 10 metri si esce su una cengia erbosa, S 2 (sosta 2). Si continua infine in un canalino detritico per altri 15 m, fino alla vetta del Torrione (ch) 4 ore. Per la discesa dalla vetta del Torrione (2210 m), o si scende in corda doppia dal versante appena salito, cioè il Sud-Est, o si scende a destra in un canalino sul versante Nord, aggirando il Torrione da dietro e riprendendo il sentiero per il Bivacco, alla base della via di roccia.
Valerio Giannoni (1910-1985) (biografia inviata da Andrea Laganà, uno dei primi salitori del Torrione URRI)
Valerio Giannoni nacque a Roma il 21 febbraio 1910 e morì il 20 dicembre 1985. Ingegnere elettrotecnico, militare e appassionato di montagna, fu una figura poliedrica dalla forte impronta ideale e spirituale. Dopo la laurea nel 1934 a Padova, lavorò in diversi ambiti tra cui l’edilizia, la Milizia Stradale, e poi il Genio Aeronautico, dove prestò servizio fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Partecipò alla campagna in Africa, dove ottenne una Medaglia di Bronzo al Valor Militare per un’azione di sminamento. Durante la guerra aderì alla Repubblica Sociale Italiana come Capitano paracadutista nella Folgore e fondò il Gruppo Uragano Arditi Paracadutisti, che però non entrò in azione. Catturato e incarcerato dai partigiani a San Vittore, conobbe Pio Filippani e Luciano Paglia, con i quali mantenne un rapporto di amicizia per tutta la vita. Nel 1945 fu processato e assolto. Nel 1935 sposò Fernanda Serafini, di cui era innamoratissimo. Nel dopoguerra si dedicò alla ricostruzione, fondando con i fratelli e altri soci la Mevania S.p.A., con cui realizzò importanti costruzioni a Roma, tra cui l’Hotel Fleming. Ebbe quattro figli: Massimo, morto a 10 mesi; Fiorella, Manlio e Fiammetta. Nel 1950, insieme a Pio Filippani e altri, fondò a Roma l’URRI (Unione Rinnovamento Ragazzi Italiani), un’associazione che si occupava della formazione dei giovani attraverso sport, natura e valori spirituali. Ne fu presidente e animatore, incarnandone profondamente lo spirito. Insieme ai soci dell’URRI edificò sul Monte Prena, nel 1972, un Bivacco intitolato al Capitano degli Alpini Giorgio Lubrano, suo cugino, disperso in Russia. Dopo la morte della moglie Fernanda nel 1958, intraprese un cammino spirituale che lo portò a diventare figlio spirituale di Padre Pio e a entrare nell’Ordine dei Francescani Secolari. Appassionato di montagna, collaborò con il Comitato Glaciologico Italiano e pubblicò, nel 1981, una raccolta di liriche da lui scritte intitolata Dalle vette al cielo. Morì in seguito a un incidente stradale a Roma, il 20 dicembre 1985, lasciando il ricordo di un uomo integro, generoso, umorista e profondamente amato da chi lo conobbe.







