L’Aquila – Corno Grande “La Grande Traversata”

Tanti anni fa alcuni soci della Sezione Aquilana del Club Alpino Italiano  mi parlavano che l’8 settembre (giorno della natività di Maria Vergine)  tradizione voleva di raggiungere la vetta più alta dell’Appenino, partendo intorno alla mezzanotte della sera precedente da Piazza Duomo della nostra città,  intorno alla mezzanotte. C’è da precisare: possiamo girovagare  su  tutto il territorio Nazionale, ma  solo dall’Aquila si ha la possibilità di conquistare  una vetta a piedi, in questo caso la più alta degli Appennini,  senza percorrere lunghi  tratti di strade asfaltate e  senza l’ausilio di un mezzo meccanico, solo mediante sentieri di montagna  che partono  proprio a ridosso delle mura urbiche, e per di più si snodano attraverso lo storico  sentiero numero “UNO” (oggi diventato centouno)del CAI, almeno fino alla Sella di Monte Aquila.  Questa idea, seppur giovanissimo, mi entusiasmava a tal punto che in una occasione chiesi, con discrezione,  se potevo partecipare.  In prima istanza, alcuni di loro, mi risposero subito di no.  Solo  uno:  la buonanima del Grande Fulvio Ciocca mi disse con voce ferma e perentoria,  come un “padre” che conosce bene il proprio “figlio” ed è disposto ad aiutarlo ad  ogni costo: “tu vieni con me”.  Successivamente, negli anni a venire fu proprio questo Grande Personaggio  ad accompagnarmi  nelle mie scorribande montanare nei luoghi più severi e remoti della montagna,  con una sola prerogativa:  dopo ogni gita, escursionistica, alpinistica, speleo, ecc,  si doveva approdare  in trattoria, anche quando  c’erano le condizioni di tempo avverse che non ci consentivano di  fare nemmeno un passo…  Torniamo a quel che ci riguarda.  La gita, ovviamente, doveva essere preparata a dovere con allenamenti costanti e rigorosi, per non incorrere in spiacevoli sorprese, tipo crampi, stanchezza, fame, ecc..    La prima parte del percorso, quella dalla città e Fonte Cerreto,  veniva percorsa interamente di notte per cui il consumo di acqua  e di viveri di conforto era limitato, mentre la seconda parte, quella più faticosa, dalla Villetta al  Corno Monte, richiedeva un impegno notevole, soprattutto nell’affrontare  il forte dislivello, 1800+, che ci separava dalla Vetta. Di solito si arrivava alla Vetta Occidentale, attraverso la Direttissima,  verso le h 10,00, ci si rifocillava  con quel poco che era rimasto nello zaino  (il Grande Fulvio  amava portarsi i “ciocorì” della Ferrero)  e si riprendeva la via del ritorno fino a Fonte Cerreto, dopodiché si attendeva il primo autobus di linea, allora veniva  identificata come “La Circolare”, per far ritorno al Capoluogo… a dormire.

Poi sono arrivati i tempi moderni, dove i materiali tecnici sono cambiati, gli allenamenti venivano e vengono  fatti con maggiore intensità, ma soprattutto è arrivata l’epoca dello  Skyrunning ,  che  è un insieme di discipline sportive di corsa che si svolgono in ambienti d’alta montagna su percorsi come sentieri, morene, rocce o neve a quote che possono raggiungere o superare i 4 000 m.   Infatti questa famosa “classica” -L’Aquila – Corno Grande- da qualche anno  viene realizzata in mattinata partendo alle h 6,30 da Piazza Duomo per arrivare al Corno Monte verso le h 11,00,  in modo tale da tornare a Fonte Cerreto per le h 13,30  a consumare il meritato pasto, per non parlare delle birre…

L’itinerario:

Si parte da Piazza Duomo, si percorre  Corso Vittorio Emanuele per transitare a Piazza  Battaglione degli Alpini dove c’è la Fontana Luminosa, caratterizzata da due nudi femminili in bronzo sorreggenti la caratteristica conca abruzzese. Prende il nome dal suggestivo gioco di luci sull’acqua che si anima nelle ore notturne. Attraverso  la Porta Branconia , si raggiunge  la chiesa di San Sisto,  e successivamente  la Fontanella di San Giuliano, a questo punto  il sentiero  entra in comune con il tratto dedicato ai Nove Martiri Aquilani, transita davanti la chiesa della Madonna di Cascio, oggi conosciuta come la  Madonna Fore  (900slm), dove un famoso detto popolare recita: “Chi te’ nu’ poche ‘e core non po’ manca’ a mezzanotte alla Madonna Fore” (la tradizione vuole che a mezzanotte del 7 settembre si celebrava e si celebra una messa dedicata alla natività di Maria Vergine) , per arrivare all’abitato di Collebrincioni (1053slm),  dove termina l’itinerario in comune.

Dati tecnici:  Km 27,680   Dislivello   2855+   643-   fino a Corno Grande
Tempo di percorrenza h 4,30’,00”  
Porta Branconia l’uscita dalla città.
La Fontanella di San Giuliano
La Madonna di Cascio “Madonna Fore”

Superato il paese ci attende la bellissima Fonte Vecchia, ristrutturata e ampliata vicino ai ruderi dell’antica Chiesavecchia, dove si effettua il primo rifornimento. 

Fonte Vecchia

Una ripida carrareccia ci conduce alla prima asperità del percorso, cioè a quota 1234, e successivamente, attraverso una “rilassante”  discesa, alle audaci coltivazioni del Piano del Monte.  Labili segni antichi del CAI ci indicano un’erta salita fino a raggiungere la località “il Procoio”  (1426slm), dove il panorama sulla catena occidentale del Gran Sasso è impressionante, con il picco di Pizzo Cefalone che “chiude”, per il momento,  la nostra visuale.   

Località Procoio e l’imperioso Cefalone

Prima un comodo traverso, poi  per un ripido crinale si entra nella parte più suggestiva del tracciato.  Dopo l’attraversamento del torrente del Raiale si rimane estasiati alla vista della storica Masseria Cappelli dove sorge la chiesa di  Santa Maria del Guasto (1145slm), meglio conosciuto come Il Vasto, tutto magnificamente ristrutturato, a parte le “graticole”…  Siamo al  secondo,  strategico,  rifornimento del percorso.

L’attraversamento del Raiale

Santa Maria del Guasto “il Vasto”

Si segue il corso del torrente lasciandolo sulla destra con una comoda carrareccia in leggerissima discesa, una lussureggiante vegetazione ci accompagna  fino ad arrivare agli  antichi insediamenti pastorali rupestri: rudimentali grotte ricavate su roccia poco compatta.

Antichi insediamenti rupestri

Ci attende  l’ostica e  erta  salita che ci conduce a San Pietro della Jenca (XIII secolo) .   L’arrivo in questo borgo (1166slm)  è sempre emozionante per le sue modeste costruzioni pastorali, ma soprattutto perché  è stato uno dei primi Castelli che hanno partecipato alla fondazione dell’Aquila. Alcune fonti  riferiscono che nel corso del  Papato di Giovanni Paolo II,  il Pontefice  abbia più volte visitato questo luogo. Di questo, a tutt’oggi, non esistono documenti che provano  tali visite, pur tuttavia è stata eretta una statua e vari cimeli a ricordo  di Papa Wojtyla.   Il terzo  approvvigionamento di acqua è arrivato.

San Pietro della Jenca.

La lussureggiante valle del Raiale

Si attraversa  tutto il villaggio per andare ad incrociare una sterrata, proveniente dall’abitato di Assergi, che,  sempre in leggera discesa, raggiunge la chiesa di San Clemente (1066slm).  (La chiesa, esisteva già nel XIV sec., ma si ipotizzano origini più remote. Il nome antico era San Clemente in fratta.  Il manufatto, intitolato ad uno dei primi papi, indicava nel nome la vegetazione che un tempo lo circondava).

San Clemente in Fratta

Si continua su un traverso con rari e antichi segni giallo-rosso, dapprima attraversando la località Casetta Sacco,  successivamente Piede Mortale, per andare ad incrociare la carrozzabile  Assergi-Passo delle Capannelle. Si percorre un  brevissimo tratto asfaltato fino ad arrivare alla  carrareccia che passa sotto il bosco di Macchiagrande.  Due  Km in leggera salita ci consentono di arrivare a Fonte Cerreto, 1123slm, dove si effettua il quarto e penultimo rifornimento.   A questo punto ci attende il tratto più duro  dell’itinerario, cioè i mille metri di dislivello che separano La Villetta dalla Sella di Pratoriscio, impropriamente conosciuta come Campo Imperatore, non prima di aver superato Vena Rossa: “l’intermedia”, dove ci sono i ruderi della vecchia stazione della funivia.  

I ruderi dell’Intermedia

Il sentiero continua,  dapprima su una specie di falsopiano con ampio respiro, successivamente si inerpica su sfasciumi e zolle erbose  fino a raggiungere la Fonte di Pratoriscio, dove si effettua il quinto ed ultimo approvvigionamento  di acqua.

Fonte Pratoriscio

 Oramai l’omonima  Sella è vicina e i “famosi” mille metri di dislivello che ci separavano da essa sono stati “sconfitti”. Aggiungo: la storia ci riferisce  che questa Sella, dove sorge l’Albergo,  costruito tra il 1934-36  fu teatro di importanti e determinanti operazioni politico-militari  tra il 28 agosto e il 12 settembre 1943,  durante le  fasi finali della II Guerra Mondiale.  Oggi purtroppo la bella struttura è chiusa e in visibile stato di degrado.  Si prosegue costeggiando il noto Giardino Alpino, intitolato a Vincenzo Rivera fondatore dell’Ateneo Aquilano,  e l’Osservatorio Astronomico per arrivare, attraverso un comodo sentiero, alla Sella di Monte Aquila. 

Il Giardino Alpino e l’Osservatorio

Proprio su questa Sella si abbandona il sentiero “Uno” del CAI che prosegue verso Ovest per poi raggiungere il Lago di Provvidenza, dove termina.  E’ rimasto solo il tratto alpinistico della traversata:  l’oramai famosa “Direttissima”: ascensione facile e piacevole, su roccia buona.  Supera paretine e canalini più  o meno sulla verticale del Sassone, appena sopra la Sella di Corno Grande.  L’abbraccio con la Croce di vetta e l’immancabile  stretta di mano con i partecipanti riempie il cuore di gioia e rinfranca lo spirito.  Ci attende una lunga discesa, sempre attraverso “La Direttissima” faccia a valle, e il fiero pasto a Fonte Cerreto. 

La Direttissima
L’aerea cresta terminale
Corno Grande Vetta Occidentale 2912slm

Dati tecnici:  Km 27,680   Dislivello   2855+   643-   fino a Corno Grande

Tempo di percorrenza h 4,30’,00”     

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