La concezione di terrazzo è per noi tutti quella porzione scoperta di una casa dove si ha l’impressione di uscire dal palazzo. Si ha l’impressione di vedere il cielo più grande rispetto a quello di un appartamento che ha solo finestre dalle quali si può comporre il cielo come un puzzle. Sul dizionario la definizione di terrazzo è questa: “una superfice scoperta, ma anche parzialmente coperta, che si apre in corrispondenza del piano dell’abitazione. E’ dotato, in genere, di una ringhiera o un parapetto di protezione e vi si accede tramite una o più porte direttamente dalla casa. Un suo sinonimo è balcone”. Per noi scalatori il “terrazzo” ha un altro significato. Per esempio sul terrazzo delle case “si esce”…, mentre su una parete d’arrampicata, sul terrazzo “si giunge”, o addirittura “si approda”, come fosse per un marinaio, un isolotto benedetto nel bel mezzo della tempesta. Perché agli alpinisti il terrazzo offre protezione, possibilità di ristoro, di sosta, infatti quando si arrampica il terrazzo non è “il fuori”, ma è “casa”, è “rifugio”, è il “porto”. Sul “terrazzo” gli alpinisti si riposano, a volte, se ampio, ci si dorme, si consumano i pochi alimenti a disposizione, si chiacchiera, si confidano segreti che rimangono nel nostro cuore, nell’attesa che la notte passi. Ovviamente questi “terrazzi” non hanno né ringhiere, né parapetti, sono giusto dei ripiani orizzontali dove molte volte i piedi rimangono penzoloni nel vuoto. Alcuni profondi pochi centimetri quanto basta per starci in piedi dritti, dritti: altri così estesi da poterli condividere con i camosci in transito, ognuno nel rispetto degli spazi altrui. Proprio i camosci utilizzano al meglio questi “terrazzi” per brucare quella poca erba presente in questi posti ostili, o meglio ancora, come “finestra” di avvistamento e di controllo.


La nostra “terrazza” più famosa è la “Coppitana”, sormontata dallo storico ed elegante Torrione intitolato al Grande e sventurato Alpinista: Mario Cambi, mentre in basso c’è il precipizio rivolto verso l’agonizzante Ghiacciaio del Calderone che un tempo lambiva questa terrazza. La cosa fantastica di questa “balconata”, vista la sua “comodità”, ci si potrebbero allineare anche dei “letti a castello”. Sempre su questo luogo aleggia una simpatica leggenda. Quando si trattò di segnare quel tratto di Sentiero Alpinistico per raggiungere la Forchetta Gualerzi (La “4”), il CAI dell’Aquila incaricò Carlo Leone, grande scalatore dell’epoca, il quale in una manifestazione scherzosa denominò questo traverso “Via della Coppitana”, faceva riferimento ad una Signora di Coppito di facili costumi.

Mi torna alla mente la salita dell’orrida parete Nord dell’Eiger, del 16 novembre 2015 quando il Fortissimo Alpinista Ueli Stech stregò il mondo intero, non solo quello alpinistico, realizzando l’ascensione con l’astronomico tempo di 2 ore e 22’. La scalata, con pochissime protezioni, di un interminabile muro di misto, tetro ed angusto, una delle pareti più impressionanti e celebri del pianeta. Chissà, se in questa fantastica impresa, il “marziano” ha avuto il tempo di “sostare” su qualche esile “terrazzo”…
Proprio in virtù del raggiungimento dell’agognato “terrazzo”, vorrei esprimere il mio più affettuoso ringraziamento a tutti gli Amici che mi hanno sostenuto in questo periodo di difficoltà.


